
Inutile farsi illusioni: la notizia della fine del supporto americano all’Ucraina è una notizia terribile. Si può discutere se fosse una decisione evitabile o meno. Io non lo credo, forse perché voglio illudermi e mi spaventa di più un mondo in cui la decisione sulla vita di milioni di persone viene presa in base a un vestito o a scazzi personali che non uno in cui una decisione, pur malvagia, viene almeno premeditata freddamente. Però… c’è un però. Voglio farvi riflettere un attimo sull’altra faccia della medaglia. Tutti chiedono a Zelensky di riparare, chiedere scusa, rimediare all’accaduto. A furia di guardare le carte in mano a Zelensky, c’è però un altro aspetto che non mi sembra altrettanto considerato: che carte ha in mano l’America adesso per costringere Zelensky a fare quello che vuole? Nel momento in cui hai detto che “vuoi la pace con la Russia a tutti i costi”, hai chiaramente detto che non aumenterai il tuo sostegno militare, togli questa opzione dal tavolo. Quindi ti restano due opzioni: tenere il sostegno uguale, o ridurlo. Nel momento in cui lo elimini del tutto questo sostegno, che altre opzioni ti restano? Lo rendi negativo? Se l’Ucraina non si piega a fare quello che vuoi, che puoi fare? Iniziare pure tu a bombardare Kyiv, unirti all’allegra combriccola di droni iraniani? Zelensky ieri in una intervista ha detto a proposito di Lindsey Graham, un senatore repubblicano vicino alla causa ucraina che però gli si è rivoltato contro dopo i fatti dello Studio Ovale e che sostiene che Zelensky adesso si dovrebbe dimettere :”Lindsey è veramente una brava persona, potremmo dargli la cittadinanza ucraina e farlo trasferire qui, così magari potrà far sentire la sua voce”. Sicuramente una risposta piccata anche per motivi personali e comprensibili, ma comunque ha un fondo di verità. Lindsey può minacciare di scaricare Zelensky, ma dopo che lo ha scaricato, che altro può fargli? L’America è talmente abituata a essere centrale che non riesce neppure a immaginare un mondo in cui non lo è. Il mondo sognato da Trump è un mondo in cui l’America resta al centro di tutto, senza gli obblighi che aveva prima. E’ un impero a costo zero, frutto di quello che potremmo definire “narcisismo imperiale”. E’ una cosa molto simile a una Brexit americana, quando il Regno Unito si era convinto “we are going to have our cake, and eat it”. Talmente presi dalla furia cieca di tagliare i legami con Bruxelles da non preoccuparsi dalla sorte della propria industria finanziaria londinese, ex piazza principale dell’Unione, assolutamente centrale per l’economia del Regno. Londra non è collassata come piazza finanziaria, ma ha sicuramente accusato il colpo. Nel momento in cui verrà abolito USAID in moltissimi paesi del mondo spariranno i finanziamenti americani. Il contribuente americano ne sarà forse sollevato, ma in molte zone del mondo la parola degli americani conterà semplicemente molto meno, come è ovvio che sia. L’America non era centrale perché era l’America, ma perché aveva una costosa struttura imperiale di sostegno che rendeva l’America potente e temuta. L’illusione è che questo possa avvenire a costo zero, che Trump possa abdicare al ruolo mondiale degli Stati Uniti ma avere ancora strumenti per tenere – ad esempio- il dollaro come valuta di riferimento delle transazioni mondiali. E’ una illusione narcisista, psicologicamente molto interessante. Riguardando l’incontro alla Casa Bianca di venerdì c’è un aspetto che non mi sembra essere stato abbastanza considerato. Trump e Vance sembrano essersi completamente dimenticati di quello che hanno detto fino a un secondo prima a Zelensky, lo tengono fuori dall’incontro. Le parole di Trump a proposito del “mediocre comico”, “dittatore senza elezioni”, et cetera, quelle di Vance, vabbè… Zelensky no, ricorda invece ogni singola parola. Lo scontro vero avviene quando Zelensky ricorda a Trump una sua specifica frase, a riguardo “del bellissimo oceano” che separa l’America dalla Russia. Geograficamente è un oceano che si fa stretto fino agli 82 km dello stretto di Bering, ma Zelensky “Tu hai detto che c’è quest’oceano, ma sentirai anche tu la pressione…”. Qui salta tutto. “Non ci puoi venire a dire come ci dobbiamo sentire”. Visto che la controparte dice in continuazione come si devono sentire gli ucraini, colpisce questa asimmetria empatica, di due uomini sicuramente in posizione di potere diverse, ma comunque seduti insieme a uno stesso tavolo. Ma c’è qualcosa di più profondo, che rende l’affronto di Zelensky intollerabile.La parola di Trump è poietica: crea la realtà che vuole definire. Forse è mitopoietica, crea miti e leggenda, ma comunque la parola di Trump non si può contraddire frontalmente senza incrinare lo specchio del narcisista. Biden corrotto, la guerra “che non sarebbe mai cominciata se fossi stato io presidente”. Perché la guerra non sarebbe mai cominciata? Non si sa. Il piano di pace “geniale, che non poteva essere rivelato prima delle elezioni perché sennò non avrebbe funzionato”, e che ancora non si è capito in cosa consista se non in una somma di capitolazione e sfruttamento coloniale americano. Ma il narcisista non può sopportare di vedere incrinato il suo specchio, e la parola è il suo specchio, per questo il dominio della parola è fondamentale, per questo la parola non può essere contraddetta, per questo a Zelensky non deve essere permesso neppure di replicare. Il dilemma del narcisismo imperiale deve diventare ben presente anche a Elon Musk adesso. Cosa fare di Starlink fornito agli ucraini? Il governo polacco sta pagando il servizio. Se Musk lo interrompe, rivelando il segreto di Pulcinella della natura politica e non solo tecnologica dello strumento, può dire addio a tutta una serie di commesse che potrebbero diventare politicamente scottanti. Chi si può fidare di una connessione internet che può essere chiusa in ogni momento a seconda dei capricci del titolare? Starlink è un ottimo strumento, soprattutto, a bassa latenza, ma ci sono anche altri fornitori di servi satellitari a orbita bassa come il francese OneWeb. E se il servizio fosse tolto e si fosse trovata una alternativa altrettanto efficiente? In fondi i droni ucraini volano anche in profondità nella Russia, dove non c’è Starlink. Questa non sarebbe una sconfitta anche tecnologica? Non sono scelte facili, ma a dispetto di quello che sostiene il narcisismo imperiale, ci sono sempre dei costi rilevanti da pagare. E’ il compito di ciascuno capire quali sono questi costi e se ne vale la pena.